Il Capitano Ercole Aureli nel 1590 subisce un processo con tortura

 

1593 – Hercole Aurelij viene accusato insieme ad altri  soldati della sua compagnia d’arme di essersi recato nel 1590 munito delle armi, in giorno di festa nel Comune di Ciano, contravvenendo alle regole della grida.  Subì , insieme ai compagni, processo e sentenza per la pena prevista, pagando 50 scudi d’oro alla Camera Ducale e sottoponendosi alla punizione corporale di 3 tratti di corda

(Riferimento: Archivio di Stato di Modena – Particolari (Aureli)  Busta n.58)


Trascrizione 

Relatione del Sig. Podestà di Montetortore all’Aletzza Vostra Serenessima intorno al contenuto nella supplicazione d’Hercole Aurelij da Mont’Ombraro fatta alli 3 Aprile 1593 così d’ordine dell’A.S.

 Dell’Anno 1590 et del mese d’Agosto fu’ accusato Hercoli Aurelij con molti altri da Mont’Ombraro d’esser andato in armata, armati d’archibugi a Ruota[1] nel Commune di Ciano Podestaria di Montetortore in giorno di festa, et d’esser stato quell’istesso giorno à trebbo in detto Commune dove si giocava, et erano congregate molte persone per molto spatio di tempo armati come di sopra insieme con gli altri compagni contro alla disposizione delle grida dell’Altezza Serenissima , sopra di ciò furono essaminati diversi testi e li attestarono tutto ciò esser vero, per il che detto Hercoli con gli altri fu’ inquisito, et finalmente in cont.a (contumacia?)  condennato nella pena di scudi cinquanta d’oro in oro app.ti  (apportati?)  alla ducale camera, et in tratti trè di corda [2], che è quanto per verità si è cavato dal processo, et sentenza fatto, et data rispettivamente contro à detto Hercoli, et compagni, et tanto si riferisce all’ A.S. alla quale piacerà alla Maestà divina di concedere il compimento d’ogni suo desiderio.

                                                                                  

                                                                                               Gabriele Bazzani Podestà

 


[1] archibugio a ruota: L'archibugio è un'arma da sparo portatile, composta da un calcio di legno, una canna di ferro ed un meccanismo d'accensione. L'archibugio veniva caricato con la polvere da sparo e la palla di piombo che veniva fusa o, meglio, realizzata per mezzo di un apposito arnese. Nei secoli, il meccanismo d'accensione subì diverse modifiche che determinarono le diverse denominazioni assunte da quest'arma: archibugio a fuoco, archibugio ad accensione a miccia, archibugio con acciarino a ruota, archibugio a pietra focaia. Nella seconda metà del XVI secolo s'iniziò ad usare il pesante moschetto spagnolo che lentamente sostituì l'archibugio.  Il meccanismo con acciarino a ruota era più efficace ed affidabile di quello a miccia ma, a causa della complicazione del suo meccanismo e del suo alto costo di produzione, nell'uso militare non sostituì mai definitivamente il meccanismo a miccia. Alcuni attribuiscono la sua invenzione a Leonardo da Vinci (secondo i quali sarebbe stato progettato attorno al 1500), altri sostengono che l'invenzione sarebbe da attribuire ad un fabbricante di armi di Norimberga e risalga al 1515.
Per l'attivazione e il funzionamento del meccanismo a ruota, costituito da un tamburello d’acciaio, era necessario caricare con una chiave speciale la molla. Prima di premere il grilletto era necessario scoprire il bacinetto. Liberato, il tamburello girava rapidamente sfregiando un pezzo di pirite, provocando delle scintille che a loro volta incendiavano la polvere d’innesco, dando luogo alla detonazione. L’introduzione della pietra focaia causò dei notevoli cambiamenti. Premendo il grilletto, la pietra batteva contro una piastrina di ferro spostandola e mettendo allo scoperto la polvere da sparo. L’urto produceva delle scintille che innescavano quest’ultima nello scodellino.L'oggetto è lungo complessivamente 151 cm; il calibro è di 20 mm; il peso è di 12 kg.

[2] tratto di corda : il soggetto veniva sollevato più volte da terra mediante una corda e una carrucola, appeso alle braccia legate dietro la schiena.. Ogni sollevamento corrispondeva ad un 'tratto di corda', e la pena era commisurata alla gravità del reato in base al numero di 'tratti' che venivano inflitti.

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