Origine della festa di S.Luigi Gonzaga a M.Ombraro

Com'è nata la festa di S.Luigi Gonzaga a Montombraro nell'anno 1763
(Ricerca storica)



leggasi :
Don Sebastiano Bedini arciprete di Monte Ombraro umilissimo servo e suddito di Vs. Ill.sima e Rev.ma, desiderando di fare nella sua Chiesa la Festa di S. Luigi Gonzaga colla recitazione dell’Officio, e celebrazione della Messa di detto Santo, e colla possibilità di acquistarsi da ciascuno Fedele, che visiti detta Chiesa, Indulgenza plenaria confessato prima, e comunicato colla recita di sei Pater, sei Ave, e sei Gloria Patri giusta
l’intenzione del Sommo Pontefice Benedetto XIII ; e vedendo il Supplicante, che il giorno assegnato dal medesimo è giorno, in cui il suo Popolo non avrebbe molte volte il comodo per poter concorrere a detta Festa, perciò supplica Vs. Ill.ma , e Rev.ma a volergli stabilmente assegnare per detta Festa il Giorno della Domenica precedente alla settuagesima[1], giacchè con tale assegnamento si può ottenere simile privilegio dal supplicante, come concede Benedetto XIV Sommo Pontefice, come nel Decreto del 12 aprile 1742. Che quam ..deus?...

Attenda facultade S.M.Benedictus XIII : concessa petita licentiam ….illegg…impartitur, assignando
diem dominicam ante Dominicam septuagesima, iuxta formam Decreti Rec: mem: Benedicti XIV –
Mutina ex papali cancell. die XIII Julij 1762
(firmato) I. Ponziani vicario generale [2]



Cade dopo la festa dell’Assunzione della Vergine Maria e precisamente la domenica successiva, la festa religiosa dedicata a San Luigi Gonzaga a Montombraro di Zocca.
Considerata la sagra del paese è allietata da molto afflusso di popolo e chiude le ferie agostane, dato che spesso cade la terza domenica di agosto. Una bella festa religiosa che si svolge anche attraverso varie attività ludiche e aggregative e si conclude con lo spettacolo dei fuochi pirotecnici e della Banda musicale. Ma il fulcro e l’essenza di questa festa rimane la processione popolare pomeridiana che accompagna il Santo per le vie del paese, dalla chiesa S.Salvatore , alla chiesa nuova situata accanto al parco pubblico.
Dopo la commemorazione e la benedizione del Parroco effettuata nella piazzetta S.Carlo, il Santo saluta il popolo per tornare nuovamente sulla chiesa del monte, immerso nei suoi ormai 255 anni di memorie.

Infatti, questa tradizione ormai consolidata sul territorio, nacque da un’ istanza inoltrata dall’allora Parroco del paese, Don Sebastiano Bedini negli anni del suo mandato , poi ufficialmente approvata dalla Curia nel 1762.
Originario anch’egli del luogo, fu uomo generoso e colto, ricordato per avere introdotto sostanziali innovazioni e restauri in quel di Montombraro. Parroco già dal 1754 terminerà il suo ufficio dopo otto anni nel 1767, lasciando la sua eredità di Ministro del Culto al nipote (Don) Girolamo Bortolotti. Ebbe quindi la soddisfazione, alcuni anni prima di morire, di officiare quella festa così gradita e auspicata anche dai suoi Fedeli.

A quei tempi il popolo era molto osservante dei doveri religiosi ma costantemente occupato nei mestieri quotidiani, per lo più attinenti i lavori della terra. Evidentemente si percepiva la necessità di introdurre la memoria di questo giovane Santo, così vicino a questi luoghi e molto amato dalla gente per i suoi meriti in vita.
Don Bedini facendosi partecipe e protagonista di questo sentore, scrisse la lettera su indicata, esponendo la sua richiesta, ritenendo la celebrazione proponibile per la domenica precedente la settuagesima, cioè 77 giorni prima di Pasqua, cadendo all’incirca tra gennaio e febbraio.
Il calendario religioso era assai pieno di obblighi e data l’occupazione per i mestieri della terra , l’unico periodo buono per introdurre la nuova festa parve proprio questo.

Chiese di poter fare “l’Officio”, la Messa ed ottenere l’Indulgenza Plenaria per i Fedeli osservanti e confessati.[3]
La richiesta venne accordata da Monsignor Ignazio Ponziani in data 13 luglio 1762.
Si cominciò presumibilmente a celebrarla subito dopo, nel 1763, settantasette giorni prima della Pasqua. Pasqua nel 1763 cadeva il 3 aprile.
Quindi il giorno ufficialmente destinato alla primissima festa in onore di San Lugi Gonzaga, a Montombraro, fu il 16 gennaio.


foto da : https://it.wikipedia.org/wiki/1763


Il Santo, però, in molte parti d’Italia si celebrava nel giorno canonico nell’anniversario della sua morte, ossia il 21 giugno, ma non tutte le Parrocchie si trovavano nella possibilità di osservare la regola generale, talune celebravano S.Luigi Gonzaga in giorni diversi, per questo motivo anche Montombraro rientrava nell’eccezionalità. Ecco spiegato il perché Don Bedini fece appello nella suddetta lettera al Decreto di Benedetto XIV del 12 aprile 1742. Il decreto assegnava alle parrocchie una più ampia libertà sul giorno di celebrazione all’infuori del 21 giugno, lasciando invariate le medesime concessioni di Indulgenza Plenaria introdotta dal precedente pontefice Benedetto XIII, confermate poi da Clemente XII.


https://books.google.it/books?id=UBekiuDswRwC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false
ebook: vedi pag. 177 da “Il modello e Protettore della Gioventù S.Luigi Gonzaga con le Regole della
Compagnia sotto l’invocazione del medesimo Santo” – Stamperia Pietro Barbie – Carmagnola 1815


Sbocciò d’inverno questa prima tradizionale festa a Montombraro, nel mese di Gennaio del 1763, ma poi si evolse nel tempo, dato che la ritroviamo oggi celebrata la domenica dopo l’Assunzione (15 agosto). E’ stata certamente nell’arco di questi 255 anni posticipata, e se da prima era considerata una ricorrenza minore, ora è divenuta di fatto una delle celebrazioni religiose più importanti del paese.

Credo che Don Bedini decise di introdurre questa Festa non solo emotivamente sull’onda della devozione nei riguardi del Santo, ma anche e soprattutto evocandolo come Patrono della Gioventù, al fine di mostrarlo in esempio spirituale ai giovani studenti dell’allora Collegio San Carlo, appena sorto in Montombraro (1714), importante Opera Pia, destinata all’educazione e alla formazione cristiana dei giovani del paese e di Montecorone, estesa anche alle necessità dei fanciulli dei territori montani limitrofi. Una delle più belle “Eccellenze” di Montombraro rimasta in auge per circa 300 anni.


Un riassunto sulla figura di S. Luigi Gonzaga a questo punto diventa doverosa.

Chi era (San) Luigi Gonzaga ?




Luigi Nacque da una stirpe di Nobili, i Marchesi di Gonzaga, nel castello di famiglia a Castiglione delle Stiviere (Mantova) il 9 marzo 1568, da Don Ferrante Gonzaga e Marta Tana di Chieri dei Baroni di Santena. Fu battezzato il 20 aprile acquisendo i nomi del nonno Luigi, Alessandro, com’era d’uso tramandare.
Primogenito di otto figli, erede di un ricco principato poteva ambire ad una vita illustre e fastosa ma già da piccolo mostrava di avere a cuore interessi assai diversi da quelli cui fu comunque addestrato. Il padre, uomo duro e dedito al gioco ma religioso e attaccato alla famiglia, fin dall’infanzia lo educò all’uso delle armi, tanto che Luigi a cinque anni girava con una piccola corazza e un elmo e rischiò persino di essere schiacciato sparando un colpo di cannone.
Di carattere focoso e forte, di se stesso diceva: “sono un pezzo di ferro contorto che deve essere raddrizzato”.
A sette anni avvertì, quello che a posteriori lui stesso definì, “conversione dal mondo a Dio” sentendosi sempre più alieno all’indirizzo educativo paterno. Luigi, ancora fanciullo, conobbe la vita di corte di Firenze (1578, con i Medici) dove ebbe la possibilità di giocare con le principessine Eleonora (futura duchessa di Mantova) e con Maria de’ Medici (futura regina di Francia), a Mantova e poi anche a Madrid, alla corte di Filippo II .
Da Firenze di nuovo a Mantova, dove si ammalò. I medici gli ordinarono una dieta durissima a pane e acqua. Luigi, appena dodicenne, approfittò della situazione per imparare volontariamente a fare penitenza, per amore di Cristo.
Nel 1580-81, durante il suo soggiorno a Casale Monferrato, Luigi fece grandi progressi nelle lingue antiche, lesse Seneca, Plutarco e gli autori spirituali e prese la decisione di dedicarsi alla vita religiosa frequentando i conventi dei Barnabiti e dei Cappuccini nonché il santuario di Crea. Quando ritornò a Castiglione nel ’81, non si sa come abbia potuto vivere con un'oncia di cibo al giorno macerando il suo corpo con catene e speroni da cavallo che si applicava alle scapole prima di coricarsi. Cominciò allora a soffrire dolori di testa che non lo lasciarono più.
Ebbe però la consolazione d ricevere la Prima Comunione dalle mani del Card. Carlo Borromeo venuto in visita pastorale. Data la profondità del suo ardore religioso, instillato principalmente dalla madre, dovette rappresentare per lui un momento davvero emozionante.

Nel 1581 si recò a Madrid per due anni, come paggio di corte e studente. È di questa epoca un suo bellissimo ritratto. Autore ne è il grande pittore El Greco, che mostra il Luigi autentico (come pochi altri suoi ritratti), e ben diverso dal fragile piagnone raffigurato più tardi da tanta pittura convenzionale , fuorviata dal fervore maldestro di oratori e biografi. Purtroppo la sua austerità di vita, da lui contrapposta alla fiacchezza morale del gran mondo, sarà per molto tempo presentata come una sorta di avversione ossessiva nei confronti della donna. In Spagna, Luigi è brillante alunno di lettere, scienza e filosofia e tiene la tradizionale dissertazione universitaria. Legge testi spirituali e relazioni missionarie, si concentra nella preghiera, decide di farsi gesuita.


Luigi Gonzaga (quattordicenne) – dipinto di El Greco


Tornati da Madrid, nel 1584, il padre Ferrante, ordinò ai due figli di fare un giro di cortesia per le varie corti italiane. L’obiettivo ufficiale era “distrarre” Luigi, inserendolo nel giro degli aristocratici col fine di fargli trovare una principessa di sangue blu. Furono spediti a Mantova, Parma, Ferrara, Pavia e Torino, ma Luigi andava sempre più maturando l’idea religiosa, sopportando le burle dei parenti e la netta violenta opposizione del padre il quale tentò con ogni mezzo di farlo desistere.

Nell’autunno del 1585, correva una strana voce nel contado e dintorni. Si diceva che il ragazzo, appena diciassettenne, così bravo e promettente per il futuro della dinastia, stesse per rinunciare al diritto di successione in favore di Rodolfo, il fratello secondogenito. Poiché era beneamato e stimato da tutti, a Mantova ci si augurava che non fosse vero ma poi corse notizia ufficiale della solenne cerimonia della rinuncia al titolo, avvenuta nel Castello di S.Giorgio
Molti andavano dicendo “non eravamo degni di averlo per padrone” e grande fu il rammarico per una scelta che pur ammirata, non condivisero.
Il padre, soprattutto, aveva riposto nel primogenito ogni speranza, non si capacitava dei suoi strani ideali non riusciva ad accettarli. Per due anni tentò in tutti modi di opporsi ma senza esito.
L’unico beneficiato fu ovviamente il fratello Rodolfo che sorprendentemente si vedeva investito di un titolo insperato con tutti gli agi e i privilegi connessi. La storia però ci dirà in seguito che mentre il primo finì fra i Beati, il secondo finì scomunicato e assassinato a causa della sua crudeltà ed avidità.
A chi non aveva compreso la sua scelta, Luigi disse “ Cerco la salvezza, cercatela anche voi! Non si può servire a due padroni... È troppo difficile salvarsi per un signore di Stato!”. E molti compresero il suo messaggio. Questa sua purezza d’animo non poteva quindi assoggettarsi a nient’altro che ad una sincera vocazione religiosa.

Il 4 novembre 1585, giovanissimo, lasciò tutto per entrare nella “Compagnia di Gesù” in Roma per aderire al noviziato. Studiò filosofia e teologia; fra i suoi insegnanti da ricordare il Bellarmino.
Luigi godeva della massima stima anche negli ambienti clericali, date le sue doti brillanti e il suo animo così apertamente buono e generoso con tutti. Le aspettative riposte in lui lo vedevano già successore del grande Ignazio di Loyola, il fondatore stesso dei Gesuiti.
Libero ormai di seguire Cristo, si dedicò agli umili e agli ammalati, amava uscire poveramente vestito con una bisaccia sulle spalle per la questua, nel pomeriggio andava a visitare i carcerati e gl'infermi per disporli ai sacramenti e servirli negli uffici più umili, nelle feste volentieri si recava a catechizzare per le piazze di Roma i poveri e i contadini.

In quel periodo Roma fu investita dapprima dalla siccità, poi dalla carestia e infine da una epidemia di tifo. Nel 1590-91 fame e peste causarono in Roma la morte di 60.000 persone.
Luigi fu destinato dapprima al servizio dell'ospedale di San Sisto e poi a quello di Santa Maria della Consolazione. Per strada, nella primavera del 1591 incontrò un appestato, se lo caricò sulle spalle, lo portò all’ospedale e rientrò contagiato.
Languì a letto per parecchi mesi durante i quali scrisse alla madre "Nonostante le cure dei medici, mi è restata la febbre, ma io me la passo allegramente con la speranza di essere chiamato presto da Dio dalla compagnia dei mortali a quella degli Angeli e dei Santi del Cielo. Io prego di far orazione affinchè Gesù sommerga nel mare rosso della sua Passione le mie imperfezioni".
Il Bellarmino gli aveva assicurato che non sarebbe passato per il Purgatorio.
Dalla contentezza il santo entrò in una specie d'estasi che si protrasse per tutta la notte durante la quale apprese che sarebbe morto. Pochi istanti prima Luigi per tre volte disse placidamente al confratello sacerdote che lo assisteva: "Faccia attenzione, che muoio...".
Si spense a soli 23 anni, il 21 giugno 1591.
Divenne subito il “ Martire della Carità” per il profondo spirito di abnegazione dimostrato nei riguardi dei più bisognosi, a rischio della sua stessa vita.

Quattordici anni dopo, nel 1605 fu beatificato.
Il 31 dicembre 1726 fu canonizzato da Papa Benedetto XIII.
E nel 1729 lo proclamò Patrono della Gioventù.

P. Cepàri, suo biografo, registrò 206 prodigi autenticati, operati per intercessione del Gonzaga
La stessa mamma del santo, in fin di vita per l'assassinio dell’altro figlio , Rodolfo (1593) fu istantaneamente guarita da Luigi, che le apparve in visione sorridendo.
Le reliquie del Santo sono venerate oggi a Roma nella chiesa di Sant'Ignazio.


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nda: ricostruzioni del Santo liberamente elaborate dai sotto indicati link :

https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Gonzaga
http://www.paginecattoliche.it/modules.php?name=News&file=print&sid=1679
http://www.rosolinistoria.it/schede/Luigi_Gonzaga_small.pdf
http://www.santiebeati.it/dettaglio/23450
https://books.google.it/books?id=UBekiuDswRwC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false
ebook: vedi pag. 177 da “Il modello e Protettore della Gioventù S.Luigi Gonzaga con le Regole della
Compagnia sotto l’invocazione del medesimo Santo” – Stamperia Pietro Barbie – Carmagnola 1815

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pubblicato anche su academia.edu :
https://www.academia.edu/34522577/Nascita_di_una_tradizione_religiosa_-1762_La_sagra_di_S.Luigi_Gonzaga_a_Montombraro_Mo_

note:
[1] settuagesima, ovvero 70 giorni prima della Domenica di Pasqua
[2] Monsignor Ignazio Ponziani Canonico della Cattedrale e Vicario Generale della Diocesi di Modena.
[3]La dottrina dell'indulgenza è un aspetto della fede cristiana, affermata dalla Chiesa cattolica, che si riferisce alla possibilità di cancellare una parte ben precisa delle conseguenze di un peccato (detta pena temporale), dal peccatore che abbia confessato con pentimento sincero il suo errore e sia stato perdonato tramite il della confessione. Un tempo era necessario anche il versamento di somme di denaro a favore del clero. Quindi per indulgenza viene significata la remissione parziale o totale delle pene comunque maturate con i peccati già perdonati da Dio con la confessione e che verrebbero altrimenti scontate nel Purgatorio.
https://it.wikipedia.org/wiki/Indulgenza



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