la gente racconta


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20 Ottobre 2022  -     di  Giovanni Temprati 

La scomparsa di mio Zio VITTORIO e’ un modo per ricordare la vita di questi paesi negli anni ‘30 e 40’ e tutto il “mondo contadino” che non c’e’ piu’ …!

RICORDO DELLA SCOMPARSA DELLO ZIO VITTORIO TEMPRATI

Il 30 Aprile u.s. e’ stato il primo anniversario un anno dell’improvvisa scomparsa dello zio Vittorio, che alcuni mesi prima aveva festeggiato solennemente il suo compleannno, con la torta e pasticcini, ricevendo tante telefonate di auguri, oltre alla visita del Sindaco Tanari e dell’Assessore Campagnini, che gli conferirono un attestato di benemerenza …!

Lo zio paterno Vittorio Temprati nacque in loc. Lama, podere vicino a Roncadella di Montombraro, situato pero’ nel territorio comunale di Savigno, frazione di San Biagio, da Giovanni Temprati e Giuseppina Selva. Il cognome Temprati e’ poco diffuso, solo la stretta parentela, in quanto il nonno era un “trovatello”, e gli diedero un nuovo cognome. 

Fu l’ultimo di 5 figli, Giuseppe (mio padre) nato nel 1910, Gelsomina, 1912, Guglielmo, 1914, Ida, 1917, e, appunto, Vittorio, 1921. Allora la vita nei nostri paesi era legata ad una agricoltura di pura sopravvivenza, a conduzione mezzadrile, non ancora meccanizzata, con stalle di 6 – 7 capi di bestiame, al lavoro bracciantile, ad una frutticoltura ad uso famigliare edal piccolo artigianato di mestiere, tipo fabbro o falegname. Pensare che a suo tempo tutte le case erano abitate da almeno 5 o 6 persone, mentre oggi sono praticamente disabitate, o, addirittura, cadenti …! 
Per le donne, invece, c’era il lavoro di cernitrici della frutta, pulizia nelle case dei “signori” del paese, bambinaie o assistenza agli anziani, quelle che oggi sono le “badanti”.

Mio nonno era analfabeta, il massimo era la “terza elementare”, qualche fortunato aveva la “quinta elementare”, non parliamo poi della “terza media” …! Nonostante la miseria, erano tutti dotati di grande volonta’ e si “rimboccarono le maniche” per ottenere delle condizioni economiche piu’ dignitose. Tutta la famiglia pago’ dei prezzi notevoli nel corso della guerra, mio padre venne arrestato e torturato a Castello di Serravalle e corse il rischio di essere condotto in Germania, lo zio Guglielmo rimase schiacciato fra due treni e Vittorio fece la guerra a Lungatico in Slovenia, arrestato a condotto in Germania. 
La nonna Giuseppina mori’ nel 1945, in seguito al dolore per i figli prigionieri nei campi di concentramento. Nel dopoguerra tutti i fratelli si sposarono, Vittorio si sposo’ con Maria, una ragazza di Zocca, il cui fratello mori’ a 22 anni in Russia e “disperso”, a suo tempo considerata benestante, in quanto “coltivatrice diretta”. Dal loro matrimonio nacque un figlio, Ermanno, che adesso ha 68 anni. Oltre 10 anni fa, a distanza di pochi mesi, morirono sia la nuora Nunzia, dopo lunga malattia, e Maria, improvvisamente. Vittorio e’ sempre rimasto molto legato ai fratelli e sorelle ed era l’unico rimasto ancora in vita.

Da alcuni anni non aveva piu’ le mucche, ed il podere e’ in gestione ad un allevatore, che abita vicino a casa sua, nella zona di “Via Selve” a Zocca. Quindi una vita improntata al lavoro, all’allevamento del bestiame ed al legame con la famiglia. 100 anni sono un traguardo notevole, nelle settimane precedenti,a Montombraro, all’eta’ di 107anni,manco’la signora Maria, il cui marito, Tullio, arrivo’ a 102. E’ proprio vero che a Zocca c’e’ l’ “aria buona” ! Non so se, allo stato attuale, nel nostro Comune siano ancora in vita dei “centenari” …!
Vittorio, nelle settimane precedenti, ebbe una brutta caduta, rompendosi il “bacino”, che lo costrinse a rimanere praticamente immobilizzato per oltre un mese.




17 Ottobre 2022  -   di Giovanni Temprati 


Un ricordo della frazione di MONTECORONE


MONTECORONE, IL DECLINO DELLA FRAZIONE!



La frazione di MONTECORONE, come molti borghi del nostro Comune, assiste quotidianamente da decenni al suo inarrestabile declino, senza apprezzabili prospettive future. 
Ormai nel borgo storico del paese sono rimaste poche diecine di persone (perlopiu’ anziani), e, anche se la frazione e' abbastanza abitata, grazie alla sua estensione e ad alcune zone abitative, il suo “nucleo” appare dimenticato, sembra un paese “ligure” dal fascino suggestivo! Rimane la bellezza della Chiesa Parrocchiale “SANTA GIUSTINA”, del suo borgo medioevale, del “Sasso di SANT'ANDREA” (una delle piu' belle oasi floro-faunistiche del nostro Appennino), le sorgenti ed i frutteti. 

Doveva essere creato un sistema di piccole attivita' nel settore artigianale, tipo fabbri e falegnami, nell'agricoltura, soprattutto frutticoltura e floro-vivaismo, un turismo tipo “albergo diffuso”, per rilanciare il borgo storico e “software” e piccola componentistica elettronica. 
Negli ultimi 10 anni ci sono stati, invece, i “colpi di grazia” definitivi alla frazione: chiusura dell'ufficio postale, quella dell' “Osteria BAZZANI” (fine 2013 e ultimo punto di ritrovo del paese) e la cessazione di attivita’ dell’industria meccanica.

La frazione ha una secolare tradizione di frutticoltura, in particolare ciliegie e mele, grazie alla mitezza del clima ed alla ricchezza delle sorgenti, famoso in tal senso il “durone” di MONTECORONE.  L’altro punto di forza era la zootecnia, nel territorio della frazione c’erano ben 3 caseifici, negli ultimi 25/30 anni hanno tutti chiuso.
Certamente lo spopolamento e’ comune a tutta la nostra montagna, ma nei nostri territori si e’ spesso privilegiato ZOCCA Capoluogo, a scapito delle frazioni. Le varie classi dirigenti politico-amministrative parlano in modo vago di “rilancio della montagna”, qua e la’ qualche “luccichino” o “belle immagini”, senza alcuna prospettiva seria per il futuro.  E’ positiva la Legge Regionale sui contributi alle giovani coppie per l’acquisto della “prima casa”, il progetto di digitalizzazione/WIFI dei “borghi storici” e l’inserimento nei mesi scorsi del “borgo storico” nel P.N.R.R., concorso “20 milioni per un borgo”, relativamente alle seguenti iniziative: l’ “albergo diffuso”, il sentiero sensoriale nei “Sassi di SANT’ANDREA” ed il progetto musicale dedicato al maestro del “barocco” GIOVANNI MARIA BONONCINI.

Purtroppo MONTECORONE non vinse il “concorso”, andato a CAMPOLO (vicino a VERGATO/GRIZZANA MORANDI), ma e’ auspicabile ci siano ugualmente dei finanziamenti per queste iniziative.
La frazione vive un profondo senso di abbandono e di isolamento, questo accentuato dall’arrivo della stagione autunnale, e, ancora di piu’, da quella invernale.
Le strade e piazze, a causa dell’attuale caduta delle foglie, sono sporche, si riscontra la scarsa manutenzione, e, per questa ragione, ho nuovamente segnalato in questi giorni le problematiche del Paese al Comune di ZOCCA. Fra l’altro, nelle settimane scorse, ho portato all’attenzione del Comune e della cittadinanza l’estrema esiguita’ delle ore di pulizia in tutto il territorio comunale, servizio ampiamente insufficiente, poco piu’ di 10 ore settimanali, quando ne occorrerebbero almeno 40 …!



16 Ottobre 2022  -     di  Giovanni Temprati 

I MORTI DI MONTECORONE DEL 1937


Il prossimo 13 Agosto sara’ l’85’ anniversario dell’incidente sul lavoro, causato dalle esalazioni nella vasca dei liquami della porcilaia, che si verifico’ nella frazione di MONTECORONE, appunto il 13 Agosto 1937, in cui morirono GINO FONTANA e MARIANNA, un’altra persona (un certo DONATO) rimase intossicata sempre per le esalazioni, ma venne fortunosamente salvata da un tubo in gomma lanciato in soccorso da LICINIO LOLLI.

Questo avvenne nel pozzo nero adiacente alla porcilaia del caseificio della Famiglia DONNINI.
La dinamica fu la seguente, un operaio cadde nel pozzo ed in sequenza altre persone cercarono di salvarlo. La famiglia FONTANA ricevette in seguito un attestato e medaglia d’oro per il grave lutto subito e LICINIO LOLLI un encomio solenne per avere salvato la vita ad una persona.
Oggi, a distanza di oltre 80 anni da quei fatti, rimane molto poco di quegli stabili, il caseificio e’ stato abbattuto ed ora c’e’ un’industria meccanica (chiusa da alcuni anni), la porcilaia e’ stata ristrutturata per fare posto ad un’abitazione privata, mentre del pozzo rimangono alcuni residui ancora visibili.

Mia madre, negli anni ‘30 e ‘40, aveva lavorato diverso tempo come aiuto casaro in quel caseificio e tutto veniva eseguito manualmente, a causa della mancanza delle moderne tecnologie: la pulizia delle forme di “PARMIGIANO – REGGIANO” era manuale, il latte veniva bollito con il fuoco delle fascine di legna, le porcilaie venivano pulite con ramazze o poco piu’! Allora c’era un lungo periodo di disoccupazione invernale, in quanto molti caseifici aprivano solo da Marzo a Novembre, essendo il latte invernale lavorato solo da pochi caseifici.

L’economia di MONTECORONE era legata ad una agricoltura di sopravvivenza, in particolare la zootecnia e la forte presenza di caseifici (a suo tempo ben 3 nella frazione, oggi tutti chiusi) e la frutticoltura (prugne, mele, pere e ciliegie), favorita da un clima mite e dalla presenza di ricche sorgenti. Oltre a queste attivita’ principali c’era il piccolo artigianato di mestiere, soprattutto falegnami, fabbri e muratori.
Per le donne c’era, invece, il lavoro di cernitrici della frutta o il lavoro in risaia nell’Oltrepo’ Pavese o Bassa Modenese, oppure i lavori domestici o da bambinaia presso le case dei “signori” a Zocca o nei paesi della pianura e citta’.


Il problema di fondo era sempre lo stesso, si trattava prevalentemente di lavori stagionali ed i poderi, spesso di 5 o 6 ettari, non erano in grado di assicurare un valido sostentamento per famiglie piuttosto numerose. A questo si aggiungeva il pesante isolamento invernale, anche se, fortunatamente, MONTECORONE ha sempre avuto un clima relativamente mite ed un’altitudine che non supera i 600 metri s.l.m., piu’ di collina che di montagna vera e propria …!

Tre anni fa proposi a codesta Spett. Amministrazione Comunale, a seguito di analogo incidente che si verifico’ in Provincia di PAVIA, l’organizzazione di una iniziativa o convegno, dedicata ai morti di MONTECORONE, e, piu’ in generale, agli incidenti sul lavoro del “Novecento” ed alle condizioni di vita nei nostri paesi. Sarebbe opportuno patrocinare la stesura di un libro e/o mostra fotografica dedicata a quegli anni, oppure intitolare nel nostro Comune una via e/o piazza ai “morti” sul lavoro del 1937.
Ringrazio per la cortese attenzione.
                                                         


12 Ottobre 2022    -    di Giovanni Temprati 

RICORDO DEL NONNO MATERNO FRANCESCO BAZZANI


Quest’anno ricorre il 77’ anniversario della scomparsa del nonno materno, FRANCESCO BAZZANI, deceduto il 15 Aprile 1945, quando la guerra stava per finire, in seguito ad un bombardamento aereo, mentre stava suonando le campane nel campanile di MONTECORONE e brandelli del suo corpo straziato furono trovati in tutto il piazzale della Chiesa. 


A quei tempi, in cui gli abitanti erano prevalentemente contadini, il “campanaro” regolava tutto il lavoro ed i loro orari, dal mattino al tardo pomeriggio da un’ “Ave Maria” all’altra. 

Ad esempio la “starnita” veniva utilizzata per gli incendi ed ogni “suono” delle campane aveva un preciso significato. 

Per la famiglia di mia madre iniziarono anni molto pesanti, in quanto mancava uno dei pochi sostentamenti economici della famiglia stessa. Infatti erano in prevalenza figlie “femmine” (4 femmine ed 1 maschio), che, a quei tempi, era un notevole svantaggio per la lavorazione dei campi, ed in seguito furono mandate via dalla “canonica”, ai tempi del parroco Don CANDI, che si comporto’ molto male nei confronti della famiglia di mia madre. 


Si aprirono anni di miseria, di emigrazione verso la citta’, di lavori stagionali nella frutticoltura o nei caseifici, oltre a lavori di pulizia o bambinaie/assistenza agli anziani. Questi paesi subivano un pesante isolamento, soprattutto nei mesi autunnali e invernali, in quanto pochi avevano mezzi di locomozione, quali macchine o moto.

Le istituzioni civili diedero ben poco e anche le richieste di pensione per le “vittime civili di guerra” andarono nel dimenticatoio per decenni e riproposte quasi 20 anni fa con una legge ad “hoc”. La richiesta di pensione per mia madre, quale figlia di “caduto civile di guerra” fu effettuata oltre 15 anni fa, in un primo momento respinta e di fatto archiviata per la sua improvvisa scomparsa nel 2008. Delle sorelle di mia madre rimane in vita solo TERESA, che potrebbe eventualmente beneficiare della pensione stessa e, recentemente, ha compiuto la veneranda eta’ di 98 anni …! Fra l’altro rimase sotto i bombardamenti, ma, a causa della mancanza di cure mediche, non pote’ curarsi adeguatamente, e, ancor oggi, porta ancora le cicatrici di quel periodo.


Visito spesso il cippo a ricordo dei caduti civili di guerra e militari di MONTECORONE, inaugurato nel 1995, che, pur in discreto stato, avrebbe bisogno di piccoli lavori di manutenzione ordinaria: ridipingere le lettere scolorite, lucidare la lapide, pulire il blocco di sostegno, abbellire l’area attigua al monumento (erbe e muschi) e mettere con maggiore periodicita’ fiori e corone commemorative.


L’Amministrazione Comunale di ZOCCA, nel 2010, commemoro’ in modo solenne i “caduti civili di guerra”, mentre negli ultimi anni, a causa del “coronavirus”, c’e’ stato un ricordo in “tono minore”.

Anche quest’anno ho nuovamente proposto al Comune queste iniziative:


1) – Procedere ai lavori di manutenzione ordinaria della lapide.

2) – Organizzare la deposizione delle corone, anche senza pubblica cerimonia.

3) - Ideare un libro fotografico sulle condizioni di vita nei nostri paesi della popolazione civile nel dopoguerra.


Fra l’altro, tutti gli anni, ricordo i 3 morti sul lavoro del 13 Agosto 1937, nella porcilaia della Famiglia DONINI, a causa dell’asfissia causata dai liquami. 


Il mondo di mia madre e dei miei nonni non esiste piu’, c’erano famiglie molto numerose, ad esempio ALICE DONINI aveva 12 figli, molti bambini non arrivavano ai 2 anni, a causa delle scarse cure mediche. Dopo la guerra, le nostre frazioni subirono un tracollo completo, in particolare il vecchio mondo contadino, basato sulla “mezzadria”, o l’artigianato di mestiere (tipo fabbro o falegname), ad esempio il Comune di ZOCCA aveva 7.500 abitanti negli anni ‘50, per passare ai 4.000 degli inizi anni ‘80, con una perdita di quasi il 40% della popolazione. 


Se ZOCCA Capoluogo e’ riuscito a mantenere servizi discreti ed una sua vitalita’, per le frazioni e’ stata la fine, ormai ridotte a borghi medioevali e disabitate per molti mesi l’anno, spesso senza il negozio di alimentari o il bar di ritrovo. Prendiamo il settore zootecnico, nella Frazione di MONTECORONE c’erano ben 3 caseifici, negli ultimi 25/30 hanno tutti chiuso, per far posto a strutture piu’ moderne. Altro punto di forza era la frutticolture, famoso il durone di “MONTECORONE”, un prodotto di qualita’ eccezionale, oltre alle pere, mele o pesche, grazie alla mitezza del clima e la presenza di sorgenti. 

C’e’ stata una profonda miopia ed una scarsa lungimiranza per permettere ai giovani di rimanere in questi paesi. 

Gli errori si pagano, eccome …!


                                                             


10 Ottobre 2022  -     di Silvana Zona 



traduzione in italiano 

 

                                                              

21 Settembre  2022


Trent'anni fa, più o meno, in questi giorni, sostenevo assieme ai miei compagni l'esame di maturità... ricordo nitidamente quel giorno di sole, l'agitazione dell'esame.
Allo stesso tempo un po' di tristezza mi accompagnava perchè, finito tutto, non avrei più visto tanti amici. Amici conosciuti stando 5 anni in "Collegio" a Montombraro e fra i banchi di scuola.

Fortunatamente grazie ai social ci siamo ritrovati e continuiamo a sentirci.
L'atmosfera che respiravo a Montombraro, per me era una specie di terapia e cura, ero sereno senza pensieri... così, oggi come allora, ogni tanto torno, anche solo per passeggiare dieci minuti nelle strade che mi hanno visto crescere, o per tornare a calcare quel campo che ci vedeva giocare ogni giorno per ore in qualsiasi condizione atmosferica.
Montombraro, per me, una seconda casa. 

Alessandro Torri 
(Collegio S.Carlo, Ist. Agrarie anni '80/90)       

                                                              


20 Settembre 2022


Mi chiamo Alba Fabbri nata a Montese nel 1953, sono l ultima di dodici figli.
Solo io e mia sorella Rita abbiamo avuto il privilegio di frequentare le scuole medie a Montombraro, abitando in un paesino  lontano da Zocca abbiamo avuto la fortuna  che il parroco don Luppi avesse un pulmino e ci portasse insieme ad altri  a Montombraro, all istituito Ronchi, però tutte le mattine ci dovevamo alzare alle 6 e fare due km a piedi per raggiungere Montalto. Lì ci aspettava il pulmino che passava da Zocca, molti scendevano altri salivano per arrivare a Montombraro. 
Sono stati per me tre anni molto belli, ho fatto tante amicizie  e imparato tante cose. 


L'evento del 16/7/22 a Montombraro è stato un tuffo nel passato, è stato bello ritrovarsi in tanti, tante mie compagne, aver rivisto il ns. collegio e il paese di Montombraro sempre carino e accogliente, un bel teatro, una bella cappella, il campetto. 
Tante emozioni, e sono contenta che la Biccia abbia fatto in modo che ci ritrovassimo tutte lì...dove la nostra amicizia è iniziata, il merito è tutto suo. 
Grazie Fabrizia, grazie al paese di Montombraro e dell'accoglienza !
               Alba Fabbri 





22 Agosto 2022

L’emozione che ho provato il 16/7 giorno dell'evento a Montombraro, il nostro evento di noi collegiali dell' istituto Ronchi della metà degli anni '60 è stato indescrivibile... Rivedere tante persone che conoscevo e vedere che si ricordavano di me mi ha colpito molto.

Parlo soprattutto della nostra bidella Giacoma che nonostante i suoi anni portati alla grande.. così lucida cosi emozionata e partecipe all’evento..

E dell'Assistente Gloria che mi ha riconosciuto e chiamato per nome dopo aver cantato.. Si ricordava che l’altra assistente, Graziella, mi aveva ritirato il ciondolino d’argento regalo del mio filarino di Ciano💓. Sono rimasta molto felice, non avrei mai immaginato che dopo tanti anni sarei tornata a Montombraro, lì dentro al collegio, e avrei rivisto tanta gente che ha condiviso con me quei fatidici tempi!

                                                                            Mara Bellucci


22 Agosto 2022

È già passato più di un mese dalla presentazione del libro "Eravamo felici con poco", straordinario evento nel paese di Montombraro che ha coinvolto tante ex collegiali ed altre persone del paese.


È stata per me, e penso per tanti, un'occasione speciale per ritrovarsi e condividere tanti ricordi. Quel giorno visitando l’Istituto Ronchi è come se il tempo si fosse fermato....la mia mente è ritornata indietro di 56 anni, mi pareva di sentire ancora l’odore della cucina di suor Emerenziana, gli schiamazzi di noi bambine, le corse nel campetto per mangiare “l’erba brusca”... e la voce di madre Eugenia che battendo le mani ci richiamava all'ordine.

La curiosità di quel giorno è stata tanta, quella di rivedere quei luoghi, e il paese di Montombraro che mi è sembrato sempre uguale, piccolo, carino, cordiale come allora!

Fabrizia Calizzani.... sempre “la Biccia”


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