Mercoledì 12 Ottobre 2022
La croce incisa sulla pietra del forno delle Borre sul Monte Termine
Intorno al 1579 il comprensorio o meglio il predio delle "Borre" ubicato sul Monte Termine, era un alloggiamento militare posto a guardia dei confini col bolognese. E' probabile che questa incisione possa riferirsi a questi periodi.
Venerdì - 27 Agosto 2021
Tesori da non perdere
Cà Erbolani - La Madonna col bambino
Ammirevole il Progetto editoriale di Simonetta Calzolari, che si appresta a pubblicare un volume sulle opere artistiche "nascoste" o dimenticate, giacenti presso dimore ed Oratori del ns. Appennino.
Il chè, a mio modesto parere è quanto mai prezioso perchè si prefigge lo scopo di valorizzare e testimoniare tutti quei tesori pressochè dimenticati, che saranno per la maggior parte consegnati inevitabilmente all'oblio del tempo.
Questo mirabile frammento di affresco di “Casa Erbolani” è situato nell'androne della stessa.
Si tratta di un trittico di natura religiosa che raffigura l’immagine di una Madonna col Bambino attorniata da quattro Santi.
La parte visibile rappresenta un terzo dell’intero affresco che risulta coperto dall’intonaco.
Questo affresco fu definito dal Prof. Malaguzzi Valeri, storico d’arte contemporaneo, un dipinto della “Rinascenza” di fattura risalente ai primi del 1500, misura ca. 183 x 157 cm. e per assonanza non si può non pensare alla figura del “ Maestro dei Santi Pallidi” protagonista del bel romanzo di Marco Santagata, il pittore Cìnin, un ragazzo povero venuto su senza istruzione e cultura ma dotato del grande talento naturale degli artisti estemporanei, che disegnava Madonne sui muri delle stalle di Maserno fino a diventare “il Maestro” di un’arte preziosa come la pittura. Evocativo questo personaggio romanzesco, sia per il contesto che si rifà a realtà locali, sia per queste Madonne che tanto somigliano alla Madonna di Cà Erbolani.
Simonetta, questa primavera è venuta qui a Montombraro a visionare questo il trittico religioso che da più di 80 anni è intoccabile, poichè vincolato dai Beni Artistici.
In tal caso, anziché lasciare al tempo l’inevitabile corrosione dell'affresco, così come anche suggerito dalla studiosa, sarebbe davvero auspicabile un intervento di recupero di questa preziosa testimonianza artistica. Una delle più belle ancora presenti e salvabili in questo territorio.
L’affresco risulta tutelato dalla legge n. 1089 del 1939. Possibile che dopo 80 anni non si possa tentare di restaurarlo e ridonarlo alla Storia di Montombraro ?
(Tiziana G.)
Ecco qui l'articolo pubblicato il 17 Ago 2021, in Gazzetta di Modena:
![]() |
(vedi anche qui l'articolo)
Sabato - 17 Luglio 2021
Sulla strada del confine antico
La linea confinaria che separava Bologna da Modena passava in questi territori. Fin dal 969, da un Diploma dell’Imperatore Ottone I, il confine viene testimoniato e descritto partendo dal suo 1^tronco montano/collinare, cioè dal Corno alla Scale sino all’area di Castelletto, intrecciandosi con la via Cassiola (detta anche piccola Cassia), l’antica via romana, strada di valico fra l’Emilia e la Toscana citata da Cicerone nella sua XII° Filippica, che collegava Roma a Modena.
La fonte ciceroniana è l’unica testimonianza che attesta la presenza di una prosecuzione viaria oltre gli Appennini e nel nostro caso fra Emilia e Toscana.
Il confine veniva ad intersecarsi nel suo tratto alpino con varie località fino ad entrare, per quanto attiene la nostra zona, a Cà Bortolani/ Savigno (Croce di Pipino-SS.Trinità/Prato Barati). Da qui seguiva un percorso di penetrazione verso Montombraro-Ciano (attraversando il Monte del Termine percorrendo la dorsale montuosa dirimpetto a Ciano) fino all’anfiteatro di Castelletto.
Il nostro Gianni Indiana Jones del gruppo, servendosi di copie delle nostre mappe antiche reperite presso gli Archivi di Stato e copie di antichi manoscritti alla mano, ha esplorato questa zona precisa fra Savigno -Montombraro e Ciano individuando i toponimi descritti in mappa, cercando segni e tracce sul territorio. La linea confinaria relativa all’area di Montombraro era rappresentata dall’attuale “DOGANA”, seguiva tutta la dorsale montuosa che separa ancor’oggi Bologna da Modena, Savigno da Montombraro.
Lungo questo crinale della Valsamoggia,
una volta frequentato da viandanti, pellegrini ed anche da briganti, il nostro Gianni ha rinvenuto un cippo mariano, forse un antico cippo di confine, o un semplice cippo di crocevia posto
sul trivio :
Via FAIANO (nei pressi Agriturismo la Marina)
Via S.GIORGIO/Parrocchia
Via SAMOGGIA e MALCANTONE.
mappa rielaborata da Gianni Guidotti
Un cippo dimenticato e corroso dal tempo, scalfito dagli agenti atmosferici con l’iscrizione però ancora visibile di “AVE MARIA”, un cippo che rimane ben visibile dalla strada e che varrebbe la pena di ripulire per ridonarlo al suo significato, affinchè non venga cancellato dall’incuria svanendo per sempre nell’oblìo.
Abbiamo il piacere di mostrarvelo.
Articolo di Tiziana Gorrieri - foto di Gianni Guidotti
Articolo dal sito del Prof.Graziano Baccolini
(vedi retreat n.28) http://www.fci.unibo.it/~baccolin/montovolo-retreats.html
"Meteorite" caduta a Montombraro
Caduta una meteorite a Monteombraro
di Graziano Baccolini
Questa estate, 2018, ho avuto una bellissima sorpresa. Avevo finito una conferenza per la proloco di Monteombraro ( Zocca) e stavamo chiacchierando con i presenti riguardo vari argomenti interessanti come l’ energia cosmica quando Vescogni Franco, il gestore del Teatro dove tenevo la conferenza, mi chiese di aspettare cinque minuti dicendoci che doveva portarci qualcosa che veniva dal cosmo. Tornò con una grossa pietra che pose tra le mie mani dicendomi di stare attento perché molto pesante. Infatti appena la presi con due mani stava per cadermi perché pesantissima. E’lunga circa 25 cm , larga mediamente 7-10 cm e spessa mediamente 5 cm e pesa 4,100 kg. Sembra una ciabatta ma con anche il bordo. Il piede di un alieno ! Ci raccontò una storia molto interessante. Il suo volume è circa di 700 cc e quindi la sua densità è circa 5,86 gr / cc. Molto alta ma nella norma per una meteorite che avrà certamente molto Ferro. Quella pietra cadde dal cielo in una giornata piovosa autunnale di oltre 40anni fa. Anno 1976. Avvenne nel fondo Costa Genova (o Gemini) vicino ai calanchi nei pressi di Monteombraro. Cadde a circa 30 metri dai suoi piedi e la vide planare, come un aereo, senza affondare nel terreno nonostante il suo peso ed i bordi sottili ed affusolati. In quel momento Vescogni, con altri amici, stava sparando ad una lepre ed il bagliore dello sparo illuminò la scia che emetteva quel corpo. Andò a prenderla ma non era calda. Si deve dire anche che successivamente, volendola lavare con acqua notò che ne assorbì molta, come una spugna. Se lasciata al sole l’acqua evaporava facilmente e poteva riassorbirne altra. Quindi l’acqua non si legava chimicamente ad eventuali sali ma venivaevaporata facilmente. E quindi, come una cometa la eliminava, scendendo dal cielo frenando la sua velocità e raffreddandola. Ma questa è solo una ipotesi che spiegherebbe perché molte meteoriti che cadono sono fredde e rallentano la loro caduta.
Vescogni con la sua meteorite
Fu fatta vedere a diversi personaggi di allora, tra cui alcuni professori di geologia che gli dissero che certamente era un meteorite, ma non furono fatte nessuna analisi ulteriore anche perché Vescogni la voleva mantenere intatta la sua bella e strana meteorite a ciabatta.. Per diversi anni l’ha custodita gelosamente senza parlare con alcuno Voleva e vuole tuttora impedire che venisse frammentata per fare studi o analisi. Sentendo i nostri discorsi sui misteri del cosmo ha sentito il bisogno di farci vedere il suo tesoro. Sono rimasto molto affascinato da questa sua scoperta e gli ho promesso che avrei divulgato questa notizia per cercare qualche esperto che con piccolissimi prelievi potesse determinare quale tipo di meteorite possa essere e quale la sua età e provenienza. Ha certamente circa 3 o 4 miliardi di anni.
Dato che è venuta dal cielo, questa pietra è senza dubbio una meteorite. Sapere se è una condrite o una siderite o altro a noi monteombraresi oggi interessa meno. Ci piace invece sapere che il cielo ha pensato a noi dandoci la possibilità di capire che il cosmo è immenso ma che i suoi misteri noi li possiamo oggi svelare usando curiosità ed intelligenza1.
In generale le meteoriti prendono il nome della citta’ o paese piu’ vicino al luogo di caduta o di ritrovamento. Abbiamo quindi che la meteorite "Fermo", la "Trenzano", la "Alfianello" sono state ritrovate negli omonimi comuni. Quindi questa nostra meteorite la chiameremo Monteombraro.
La meteorite Monteombraro, lato A
La meteorite Monteombraro lato B
Le meteoriti italiane sono poche. Delle oltre 60 segnalazioni registrate in vari documenti dal 1500 ad oggi, le meteoriti italiane riconosciute come "vere" sono attualmente 29, sommando quelle trovate per caso a quelle viste cadere. La piu’ grande meteorite italiana e’ la Alfianello, una condrite ordinaria di ben 228 kg caduta il 16 febbraio 1883 nell’omonimo comune in provincia di Brescia. Pochi anni prima (12 novembre 1856) e sempre in provincia di Brescia era caduta la Trenzano, di cui furono trovati due frammenti di peso complessivo superiore a 10 kg.
In Veneto, sono note soltanto due meteoriti, entrambe viste cadere. La più recente e’ la Noventa Vicentina (VI) condrite ordinaria di 177 g caduta il 12 maggio 1971; la seconda, di dimensioni ben maggiori, e’ la Vago (VR) caduta la notte del 21 giugno 1688. Le cronache dell’epoca raccontano che si tratto’ di uno sciame di meteoriti di cui vennero recuperati solo due grossi pezzi di 136 e 91 kg. Oggi ne rimangono soltanto pochi e minuti frammenti conservati nei Musei di Storia Naturale di Vienna e Parigi. Non e’ dunque possibile verificare se le dimensioni riportare nelle cronache siano veritiere. Quindi penso che sia giusto mantenere integra la nostra meteorite per
la sua strana forma e che in futuro a Monteombraro ci si organizzerà per renderla visibile al pubblico per qualche giorno, in estate.
1) Alcuni anni fa, ho pubblicato una nuova teoria sull’origine della vita che , partendo dalla constatazione che le molecole fondamentali della vita sono portate sulla Terra anche dalle meteoriti, le prime molecole di RNA , DNA ma anche proteine sono facilmente prodotte dal brodo primordiale acquoso reagendo con anidride fosforica prodotta dai vulcani , Da qui deriva che per avere la vita nell’universo è sufficiente avere, su un corpo celeste, acqua liquida e vulcani, da cui, con semplici processi chimici super attivati da molecole cicliche del fosforo come l’anidride fosforica, si ottengono tutte le molecole fondamentali per la vita, come proteine RNA , DNA, basi azotate ecc superando la teoria dell’RNA World ed altre teorie che risultano superate. Vedi http://www.fci.unibo.it/~baccolin/A%20New%20Teory/2016_3_48_ca.pdf e http://www.fci.unibo.it/~baccolin/A%20New%20Teory/A%20NewTheory%20for%20Origin%20of%20Life.pdf
e referenze ivi riportate. Per cui sarebbe interessante cercare in questa nostra meteorite se ci sono incorporate molecole organiche importanti per l’origine della vita, che oggi , con gli strumenti di analisi che abbiamo, che determinano anche i nano grammi, cioè concentrazioni di un miliardesimo di grammo, sarà più facile determinare rispetto al passato.
Prof.Graziano Baccolini
Università di Bologna
Dipartimento di Chimica industriale
Email graziano.baccolini@unibo.it
Commenti